Le muse (in greco: Μοῦσαι, -ῶν; in latino: Mūsae, -ārum) sono divinità della religione greca, figlie di Zeus e di Mnemosýne (la "Memoria") la loro guida è Apollo. L'importanza delle muse nella religione greca era elevata: esse infatti rappresentavano l'ideale supremo dell'Arte, intesa come verità del "Tutto" ovvero l'"eterna magnificenza del divino".
Clio, colei che rende celebri, era l'ispiratrice della storia e veniva rappresentata con un rotolo di carta in mano.
Euterpe, colei che rallegra, proteggeva la musica della poesia lirica e aveva in mano un flauto.
Talìa, festiva, presiedeva la commedia, la poesia giocosa e l'idillio ed era rappresentata con una maschera comica in una mano e nell'altra un bastone da pastore, in testa aveva una corona di edere.
Melpòmene, colei che canta, era la musa della tragedia, portava una maschera tragica, la clava di Ercole e una spada, la sua testa era coronata da pampini e calzava i coturni.
Tersicòre, che si diletta nella danza, era la musa della danza e della poesia corale, aveva in mano una lira e il plettro e sul capo una ghirlanda di fiori.
Eràto, che provoca desiderio, era la musa della poesia lirica, soprattutto quella dell'amore, e della mimica e aveva il capo coronato da mirti e rose.
Polimnìa, dai molti inni, era la musa degli inni civili e religiosi e dell'oratoria.
Callìope, dalla bella voce, la musa della poesia epica, a cui è attribuito lo stilo e una tavoletta spalmata di cera.
Urània, la celeste, era la musa dell'astronomia e aveva in mano il mappamondo e un compasso.
Le Muse erano invocate specialmente dai poeti come ispiratrici delle lore opere. Chiunque osasse offenderle veniva severamente punito, come le figlie di Pierio, re della Tessaglia, che avevano voluto rivaleggiare con loro nel canto e furono mutate in uno stormo di rauche gazze. Oltre al Parnaso, le Muse frequentavano anche altri luoghi: il monte Pindo, il monte Elicona. Gli alberi a loro consacrati erano l'alloro e le palme e avevano a loro servizio Pègaso, il cavallo alato.
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