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and your mind is dear.



23.3.14

ECOLO



Enzo Mari
"ECOLO"
per
Officina Alessi
(1992) 1995

Enzo Mari realizza per Alessi “Ecolo”, un libretto d’istruzioni per realizzare da sè un vaso di fiori a partire da imballaggi usati. 
Esso contiene un etichetta rigida con il nome dell’Editore e dell’Ideatore da applicare, se si vuole, al vaso realizzato. 
Con ciò, oltre a fornire un prodotto funzionale, ricambiabile, dal costo nullo, trasmette un messaggio critico al sistema-merce “Oggi nel design, ciò che si acquista non è un prodotto ma solo un’etichetta”.

Lei, anche per denunciare l’ossessione del pezzo firmato, progettò Ecolo: un vaso che l’acquirente si costruiva da solo e su cui poi poteva applicare la sua firma e il marchio Alessi.
«Era anche un modo per far capire a tutti che il vaso è secondario rispetto alla composizione floreale».
 Sarà stato contento il produttore dei vasi. Sbaglio o lei ha sempre avuto un rapporto abbastanza complesso con gli imprenditori? 
«Il problema è che oggi tutti i grandi imprenditori realizzano oggetti solo per produrre denaro. Io con questi non ci posso lavorare. Cerco di lavorare solo con chi dimostra un po’ di passione per il progetto. Con chi si metterebbe in casa l’oggetto che produce». 
Educazione. Lei quanti designer ha allevato? 
«Nel mio studio sono passati circa 500 ragazzi. I migliori? Quelli che avevano fatto studi umanistici». 
Mari, lei è démodé. Parla di cultura umanistica nell’Italia delle tre “i”: Internet, Inglese, Impresa. 
«Le tre “i” servono per creare degli zombi, dei cyborg. La cultura umanistica, invece, ti fornisce un corrimano etico che ti accompagna in tutte le scelte. Nel design vuol dire anche progettare per la gente, ignorando il mercato». 
Lei che studi ha fatto? 
«Sono diventato un buon designer proprio perché di scuole ne ho frequentate poche. Non ho subito l’ultra parcellizzazione del sapere a cui sono sottoposti oggi i giovani. A quindici anni, a causa di una tragedia familiare, ho lasciato il liceo per fare il capofamiglia. Eravamo poveri. Da piccolo passavo le ore sulle dispense dei classici rilegate da mio padre. Mi aggiustavo i giocattoli. Ora si cresce con l’oppio dei computer e dei telefonini». 
Lei ha un clan di amici? 
«Ero molto amico dei Castiglioni e di Ettore Sottsass. Ora, tra i designer, non ne ho più».
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