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26.2.13

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E per una zecca Rilke chiese lumi al barone biologo
Fulvio Ervas «Tuttolibri - La Stampa» 23-02-2013
Von Uexküll, amico del poeta pose le basi dell'etologia tra mondi animali e umani
C'era una volta, nel tempo profondo del pianeta, un ribollir di magmi, fenditure sismiche, diluvi universali.
Non c'era ancora una cellula, l'eredità dei caratteri, il movimento dei corpi, il linguaggio, i sogni, la filosofia, la biologia, le neuroscienze.
C'erano ambienti e c'era il mondo in assenza di vita? La Terra, a modo suo, ha provato ad aiutarci: i continenti si sono uniti, sfasciati, la vita s'è quasi estinta, ripresa, tornata ancora sull'orlo dell'abisso e poi è diventata orchidea, colibrì dal becco a spada e tante altre meraviglie.
Da un bel po' di tempo, quindi, possiamo interrogarci su cosa siano l'ambiente, i dintorni, l'eredità ambientale. E discutere se l'animale, che vive in un ambiente, sia povero di mondo. E provare a capire se l'uomo sia davvero formatore del proprio mondo.
Nella ricerca di importanti risposte qualche pensatore, e certi libri, svolgono la funzione che hanno, in una folta libreria, i segna posto: lettere dell'alfabeto, lampadine o etichette che siano.
Libri come Ambienti animali e ambienti umani di Jakob von Uexküll. 
Questo testo (del 1938) è una coordinata di riferimento tanto per i contenuti (mostra un fondamentale punto di partenza del dibattito scientifico che porterà alla strutturazione dell'etologia e dell'ecologia moderna), quanto per la particolarità del narratore. Grandi studiosi sono, spesso, singolarità umane e Uexküll ne è la riprova: aristocratico, estone ma di lingua e cultura tedesca,
biologo e consulente biologico del poeta Rilke.
Questo, già, dovrebbe affascinare a sufficienza ma, in simpatica aggiunta, va ricordato che Uexküll molto ha studiato e lavorato in Italia, in particolare nella stazione zoologica di Napoli.
Ambienti animali e ambienti umani è un libro tutt'altro che pedante, anzi, lieve e vi si entra attraverso una stimolante prefazione di Marco Mazzeo, che dà conto delle implicazioni filosofiche,
scientifiche (e politiche) del pensiero di Uexküll. Per menti brillanti, ma se siamo anche curiosi l'autore ci fa accomodare subito nel piccolo ambiente di una zecca. Provocazione? Che la zecca percepisca il «donatore di sangue» attraverso il segnale chimico dell'acido butirrico, e che si lanci dalla sua tenace postazione, sopra un capriolo o un poeta con lo stesso entusiasmo, potrebbe, infatti, turbare.
Nel libro s'incontrano poi ragni, galline, cani; taccole, la mosca immaginaria dello storno, il percorso magico del bruco. Livelli diversi di complessità vivente descritti con eleganza e allo stesso tempo con poetico affetto.
Per raccontarci che cosa? «Che ogni soggetto vive in un mondo nel quale esistono realtà soggettive: gli stessi ambienti non rappresentano che realtà soggettive. Chiunque ne contesti l'esistenza dimostra di non conoscere quelle che sono le fondamenta del suo stesso ambiente».
L'opera di uno studioso, quindi, che voleva provare a smantellare l'idea, antropocentrica, secondo la quale la nostra sensorialità è misura d'ogni vita.
Abbiamo camminato in questa direzione. Abbastanza.
Oggi non può provocare scandalo sostenere che i nostri atomi sono gli stessi del maiale e della patata, di cui ci nutriamo, che il nostro metabolismo usa anche processi appresi dai batteri, che siamo un bricolage di vite precedenti, esperienze biologiche di cui rimane traccia nel nostro DNA. Abbiamo allargato lo sguardo di Uexküll. E' questo che fa la buona scienza.

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